Tre verbi scandiscono la nostra vita: potere, volere, dovere. Quest’ultimo è centrale nell’etica e nel diritto ma tutti e tre si implicano a vicenda: quante cose si vorrebbero ma non si può, quante cose si potrebbero avere ma non si deve; quante cose si dovrebbero fare ma non si vuole... Il mondo del «dover essere» ruota attorno alla norma che da un punto di vista linguistico non presuppone sempre l’uso dell’imperativo o una costrizione o un divieto espliciti; spesso le norme sono formulate all’indicativo essendo l’obbligo implicito (ad esempio secondo l’art. 590 c.p., «chiunque cagiona una lesione... è punito...» laddove il dovere di non ledere è sottinteso).

             Croce fa rientrare tra le norme anche quelle regole che un soggetto detta a sé medesimo per dare ordine alla propria vita (fare un’ora di ginnastica al mattino, lavarsi i denti dopo ogni pasto, dedicare la domenica alla famiglia e il venerdì sera alla fidanzatina, e così via).

             Secondo Bobbio «la norma può essere anche costituita da un caso concreto, un modello o esempio; ma il caso concreto,  il modello o l’esempio valgono come norma solo se possono essere utilizzati come criteri di giudizio degli altri casi o delle cose cui l’esempio o il modello fanno riferimento».

             <OMISSIS>

Per il resto vedere il libro “RESTARE O SCAPPARE”

 

                                                                                           SANDRO MERZ

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                       (Le fotografie artistiche sono di S. Zerm)

Avvertenza dal Manuale pratico dei privilegi, delle prelazioni e delle garanzie. Terza ediz. aggiornata ed ampliata, 2005

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